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«Pere Coscia, annata produttiva e di qualità»

Il Girasole: «La campagna commerciale? Speriamo ci permetta di recuperare i costi»

Le piante di pera coscia sono piene di frutti sulle pendici dell’Etna, nell’areale di Bronte, dove sabato scorso è iniziata la raccolta sotto i migliori auspici per produzione, qualità, presenza del frutto e trend di vendite degli anni passati.  

“Il primo arrivo c’è stato lunedì – spiega a IFN Giovanni Scavo, responsabile commerciale della cooperativa Il Girasole di Paternò (Catania) -. I volumi sono buoni e rappresentano almeno un 30% in più rispetto all’anno passato. La pezzatura invece è nella norma per il tipo di prodotto. Risulta solo lievemente inferiore a causa della mancata pioggia”.

Il prodotto, coltivato dai soci su circa 10 ettari, si presenta pulito. “Solitamente le nostre pere subiscono gli attacchi della Psilla – prosegue Scavo – che rendono impossibile la commercializzazione del prodotto, ma quest’anno questo problema non si è verificato finora quindi il prodotto ha una bella buccia e anche la qualità è garantita. Non ci resta che sperare anche in una buona rispondenza commerciale”.

La raccolta andrà avanti fino alla metà di agosto, mentre la commercializzazione che parte adesso proseguirà fino a metà ottobre. 

Le quotazioni al momento sono ottimali. “Come per ogni inizio di campagna, i prezzi sono piuttosto elevati, ma bisogna vedere se si manterranno tali durante i prossimi mesi. È fondamentale recuperare l’aumento ingiustificato dei costi dei trasporti e dell’imballaggio, anche perché le pere hanno un doppio imballaggio: oltre alla cassetta necessitano anche dell’alveolo in plastica”.

“Con il gasolio agricolo alle porte dei 2 euro – prosegue il responsabile commerciale de Il Girasole – occorre cercare di risollevarsi il più possibile. La Gdo non sempre però comprende questa situazione. Con certe catene si riesce a dialogare, con altre non si discute”.

Per far fronte alla carenza di acqua che quest’anno ha segnato buona parte del panorama produttivo italiano, i produttori siciliani hanno fatto ricorso da anni al sistema degli invasi essendo abituati al problema. 

“Quest’inverno però è stato avaro di piogge – rimarca Scavo – e quindi è stata raccolta poco acqua da riutilizzare nei mesi di secca. L’unica nota positiva della situazione è che avendo avuto poche piogge i frutti invernali, le arance non hanno subito alcune marcescenza”. 


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